Essere o non essere...

L’altro giorno a Pinocchio un ragazzo via mail chiedeva consiglio. “Mi piace molto un mio collega, ma non sono sicuro che sia gay. Secondo voi devo dirglielo?”. Il trio lescano (senza cui la mia giornata perderebbe buona parte del suo senso, Pina e soprattutto Diego forever!) compatto risponde che sì, perché non dirglielo, se anche non lo fosse un complimento fa sempre piacere.

Ieri sera, dopo un invito da pausa caffè, è uscito per la prima volta col mio solito gruppo infrasettimanale (la mia vita è divisa in due, come sempre accade a noi drag…) un tipo che finora non aveva legato molto fuori dal suo ufficio. Invitato da una sua collega non s’è mai mosso, da me, che a malapena so come si chiama, viene. Solita serata seduti in un parco, una chitarra e un po’ di birre. Mentre la schiena cerca nello yoga una posizione di sopravvivenza le nostre mani si sfiorano e la sua non si ritrae subito, anzi indugia (la mia era incastrata, informicolita, amputata, incancrenita, le cavalleeeetteeeeeeeeeee! Nota per laSandradee).

E’ così semplice come la mette la Pina? E’ vero che le barriere più insormontabili sono quelle che ci creiamo noi stessi? Oppure vi è capitato di aprirvi con qualcuno e in pochi secondi perdere un amico, un passaggio e uno strato di fard (per lacrime, pizze o altro…)?
L’incertezza sui gusti altrui impedisce di cogliere i frutti dell’albero delle occasioni o aggiunge quel pizzico di mistero e avventura che in fondo tutti ricerchiamo?